Arrivano gli Angioini
Il nuovo sovrano, fondatore della dinastia angioina, è accompagnato da un nugolo di cavalieri provenzali che nel giro di pochi anni si sostituiscono agli antichi feudatari normanno-svevi. Questi ultimi, non sopportando di essere privati dei loro feudi, invocano l'aiuto del sovrano aragonese, imparentato con il defunto re Manfredi.
I feudatari nel Salento, in epoca svevo-angioina, acquisiscono un potere pressocchè assoluto nel loro territorio, i diritti baronali crescono a dismisura proprio per la debolezza del potere regio e per l'ignoranza e schiavitù in cui sono tenuti i vassalli. Vengono potenziati e/o costruiti insediamenti fortificati soprattutto lungo le coste a scopo di difesa, ma anche ampliati i porti, in quanto luoghi di interscambi commerciali e di armamento delle flotte verso l’Oriente e la Terra Santa, meta di pellegrinaggi.
La gestione del potere con gli Angioini
Il monarca angioino conserva l’apparato amministrativo e giuridico di Federico II. Lo Stato “ereditato” non ha bisogno di rettifiche, almeno nell’immediato. Tutto funziona secondo lo spirito delle Costituzioni: i rapporti feudali, il regime fiscale, i sistemi di successione delle famiglie feudali, il diritto civile e penale, e così via. Le leggi federiciane si rivelano molto efficaci per salvaguardare la stabilità nel delicato periodo di passaggio da un regime ad un altro. I passaggi generano sempre, in un modo o nell’altro, le reazioni contrarie dei sudditi, talora aizzati da capi ribelli di un certo seguito.
In questo ambito la definizione di proditores, attribuita agli avversari, di cui sono costellati i Registri Angioini, in quei decenni del XIII secolo, assume un significato di risentimento personale più che di tradimento.
Di ribellioni ne avvengono dappertutto, e non sono di meno quelle scatenate in Puglia e nella penisola salentina in particolare. Brindisi, Lecce, Otranto, Gallipoli, Oria, Monopoli manifestano un’ ostilità senza compromessi e parteggiano per gli Svevi. In particolare Gallipoli diviene la roccaforte della maggiore resistenza e soccombe solo dopo due anni di assedio posto dalla terra e dal mare, nel maggio 1269. Ma queste ribellioni vengono sopite più che vinte, e riemergono in occasioni di più forte tensione.
Per tutto il periodo di oltre un secolo e mezzo di dominio angioino, il Regno del Mezzogiorno rimane diviso in due tronconi, l’insulare e il continentale.